Che cos'è il peccato?

 

       Ecco cosa dice in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica:

 

       1850 - Il peccato è un'offesa a Dio: "Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto" (Sal 51,6). Il peccato si erge contro l'amore di Dio per noi e allontana da esso i cuori.

 

       1854 - È opportuno valutare i peccati in base alla loro gravità. La distinzione tra peccato mortale e peccato veniale, già adombrata dalla Scrittura, si è imposta nella Tradizione della Chiesa.

 

       1855 - Il peccato mortale distrugge la carità nel cuore dell'uomo a causa di una violazione grave della legge di Dio; distoglie l'uomo e la sua beatitudine, preferendo a lui un bene inferiore.

        Il peccato veniale lascia sussistere la carità, quantunque la offenda e la ferisca.

 

       1856 - Il peccato mortale, in quanto colpisce in noi il principio vitale che è la carità, richiede una nuova iniziativa della misericordia di Dio e una conversione del cuore, che normalmente si realizza nel sacramento della Riconciliazione.

 

       1857 - Perchè un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni:

  1. È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave;
  2. viene commesso con piena consapevolezza;
  3. viene commesso con deliberato consenso.

       1857 - La materia grave è precisata dai Dieci Comandamenti, secondo la risposta data da Gesù al giovane ricco: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre" (Mc 10,19). La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tener conto anche della qualità delle persone lese: la vioolenza esercitata contro i genitori è di per sè più grave di quella fatta ad un estraneo.

 

       1859 - Perchè il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e totale consenso. Presuppone la conoscenza del carattere peccamisono dell'atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perchè sia una scelta personale. L'ignoranza simulata e la durezza del cure non diminuiscono il carattere volontario del peccato, ma anzi, lo accrescono.

 

       1860 - L'ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l'imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo. Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave.

 

       1861 - Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal sentimento e dal perdono di Dio, provoca l'esclusione dal Regno di Cristo e la morte eterna dell'inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili. Tuttavia, anche se noi possiamo giudicare che un atto è in sè una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio.

 

       1862 - Si commette un peccato veniale quando, trattandosi di materia leggera, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disubbidisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza e senza totale consenso.

 

       1863 - Il peccato veniale indebolisce la carità: manifesta un affetto disordinato per dei beni creati; ostacola i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene temporali. Il peccato veniale deliberato e che sia rimasto senza pentimento, ci dispone poco a poco a commettere il peccato mortale. Tuttavia il peccato veniale non ci oppone alla volontà e all'amicizia divina; non rmpe l'alleanza. È  umanamente riparabile con la grazia di Dio. "Non priva della grazia santificante, dell'amicizia con Dio, della carità, nè quindi della beatitudine eterna".

 

       1864 - "Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna" (Mc 3,29). La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna.

 

       1865- Il peccato trascina al peccato; con la ripetizione dei medesimi atti genera il vizio. Ne derivano inclinazioni perverse che ottenebrano la coscienza e alternano la concreta valutazione del bene e del male. In tale modo il peccato tende a riprodursi e a rafforzarsi, ma non può distruggere il senso morale fino alla sua radice.

 

       1866 - I vizi possono essere catalogati in parallelo alle virtù alle quali si oppongono, oppure essere collegati ai peccati capitali che l'esperienza cristiana ha distinti, seguendo San Giovanni Cassiano e San Gregorio Magno. Sono chiamati capitali perchè generano altri peccati, altri vizi. Sono la superbia, l'avarizia, l'invidia, l'ira, la lussuria, la golosità, la pigrizia o accidia.

 

       1867 - La tradizione catechistica ricora pure che esistono "peccati che gridano verso il cielo". Gridano verso il cielo: il sangue di Abele; il peccato dei Sodomiti; il lamento del popolo oppresso in Egitto; il lamento del forestiero, della vedova e dell'orfano; l'ingiustizia verso il salariato.

 

       1868 - Il peccato è un atto personale. Inoltre, abbiamo una responsabilità nei peccati commessi dagli altri, quando ci cooperiamo;

     - prendendovi parte direttamente e volontariamente;

     - comandandoli, consigliandoli, lodandoli o approvandoli;

     - non denunciandoli o non impedendoli, quando si è tenuti a farlo;

     - proteggendo coloro che commettono il male.

 

       1869 - Così il peccato rende gli uomini complici gli uni degli altri e fa regnare tra di loro la concupiscienza, la violenza e l'ingiustizia. I peccati sono all'origine di situazioni sociali e di istituzioni contrarie alla Bontà divina. Le "strutture di peccato" sono l'espressione e l'effetto dei peccati personali. Inducono le loro vittime a commettere, a loro volta, il male. In un senso analogico esse costituiscono un "peccato sociale".