SCONFIGGERE L'HIV E L'EPATITE PRESTO SARÀ POSSIBILE

Un ormone che potenzia in maniera decisiva il sistema immunitario: è la scoperta degli scienziati del Walter and Elizabeth Hall Institute of Medical Research di Melburne. La scoperta, secondo gli scienziati australiani, potrebbe portare ad una cura per le infezioni croniche come l’HIV, l’epatite B e C e la tubercolosi.

 

E’ un approccio diverso al problema ad aver portato a questo risultato. Se la maggior parte delle attuali ricerche si concentrano sulla creazione di una risposta immunitaria di lunga durata per queste specifiche malattie, il team di scienziati capitanato dal dott. Marc Pellegrini si è invece dedicato a tentare di potenziare la risposta immunitaria nell’organismo ammalato. “Virus come l’HIV o l’epatite B e C distruggono i nostri sistemi di difesa, portando all’instaurarsi in modo definitivo di queste malattie, che sono incurabili” afferma Pellegrini, che prosegue dichiarando che “la risposta immunitaria di lunga durata per alcuni di questi virus è inefficace, perché il corpo è talmente invaso dal virus che le nostre difese praticamente rinunciano a combatterlo”. Proprio per tentare di capire meglio questo “esaurimento immunitario”, come è stato definito da alcuni studiosi, le ricerche di Pellegrini si sono focalizzati sull’IL-7, un ormone naturalmente presente nel nostro sistema di difesa.

 

Gli studi hanno dimostrato che, grazie all’ormone, la risposta al virus è stata modificata in modo profondo, tanto che, negli esperimenti prodotti, si è assistito ad una sua graduale eliminazione.

 

La ricerca, secondo Pellegrini, può portare alla nascita di terapie efficaci per sconfiggere malattie come l’HIV e l’epatite B e C, che hanno un grande numero di infetti anche in Italia. Dal 1982, data di inizio dell’epidemia ad oggi, secondo i dati divulgati lo scorso dicembre dall’Istituto Superiore di Sanità, sono stati segnalati circa 63.000 casi di AIDS, di cui quasi 40.000 mortali. Per quanto riguarda l’epatite C, i casi registrati sono pari a circa 1 milione e 700mila.

 

Lo studio, che è stato sostenuto dal Australian National Health and Medical Research Council, dall’Istituto canadese per la salute e dal Cancer Research Institute, è stato pubblicato in settimana sulla rivista Cell.

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