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L’ultima settimana di Gesù cola goccia a goccia, minuto dopo minuto così come i cronisti dell’epoca ci raccontano.

Fatti che conosciamo, eventi che ancora (almeno mi auguro) suscitano emozione dentro di noi.

L’ingresso trionfale nella Gerusalemme… La cena consumata con i discepoli al giovedì… La lunga notte di solitudine e… angoscia al Getsemani… La croce drammatica…


Che giorni stiamo per vivere! Sii presente, ti prego, Non è folclore ciò che ci apprestiamo a vivere, non è devozione. E’ memoriale, attualizzazione di ciò che Gesù ha vissuto e vive.

 

Non sono bastate le parole e i miracoli, non le parabole sul vero volto di Dio, non l’inaudita notizia di un Dio reso accessibile. Macchè, nulla: l’uomo conserva un cuore duro, difficile da capire. Occorre un ultimo drammatico gesto, un segno inequivocabile, indiscutibile. La croce è e resta l’amore infinito che si manifesta, l’unità di misura esagerata per manifestare l’amore di Dio.

 

Venerdì Santo, amici, al lavoro, a scuola, dove saremo, fermiamoci e guardiamo. Talmente abituati a tenere tutto in mano (anche la nostra vita di fede) sapremo sederci e guardare? Una croce, un crocifisso che svela – a chi ha ancora la voglia di capire – il mistero di Dio, dell’uomo, della vita. Dio muore per amore, Dio è così.

La croce! Il nostro sguardo la incontra spesso… Ma non siamo forse troppo abituati a vederla? Cerchiamo di guardarla, con occhi nuovi… Sulla croce tutto l’odio del mondo è sconfitto dall’amore… Sulla croce ogni peccato del mondo è annientato dal perdono… Sulla croce ogni angoscia del mondo trova speranza… Sulla croce l’amore di Dio ci fa intravedere l’altra faccia del mondo: quella di un mondo nuovo, liberato e salvato.

 

E’ piena di tenerezza la passione di Gesù, piena di miracoli (l’orecchio riattaccato del servo, Gesù che consola le donne, Erode e Pilato che diventano amici, il buon ladrone che si converte). Il dramma al Getsemani, nella lotta tra la luce e le tenebre. Il demonio, ora, è presente, è tornato per l’ultima, decisiva tentazione, per vincere. Cosa avrà suggerito all’umanissima angoscia di Cristo, cosa gli avrà mai detto per desistere? Una cosa sola: è tutto inutile, Gesù. Inutile il sacrificio che stai per fare, la gente non ha capito, né capirà, i tuoi amici più fedeli hanno appena litigato per dividersi la gloria, e ora dormono. E’ inutile, perché morire? Luca dice che un angelo venne a consolarlo. Che gli avrà mai detto? Cosa gli avrà fatto vedere per convincerlo? Noi, gli avrà fatto vedere noi. Me, tu che leggi.

 

Noi siamo qui per dare coraggio al Signore, a dirgli: “non è inutile, Signore, non è inutile, mi hai salvato, mi hai cambiato la vita. Io sono la consolazione di Dio”.

Dio è amore! La Croce ne è il segno! Diciamo grazie per quest’amore, nel quale sta tutta la nostra consolazione e tutta la nostra speranza di salvezza.

 

Buona settimana santa.

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