BIOGRAFIA

       Alfonso Maria de' Liguori (Marianella, 27 settembre 1696 - Nocera de' Pagani, 1º agosto 1787) è stato un vescovo cattolico e compositore italiano, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore e autore di opere letterarie popolari. È stato proclamato santo da papa Gregorio XVI nel 1839 e Dottore della Chiesa (Doctor Zelantissimus) nel 1871 da papa Pio IX.

 

      Nacque nel paese di Marianella vicino Napoli, dalla nobile famiglia De Liguori, primo di otto figli nati da Giuseppe de' Liguori e Anna Maria Caterina Cavalieri originaria del Brindisino. Alfonso usava anche firmarsi Ligorio [1] e Liguoro, ricordando l'originaria unità della sua famiglia. Il padre, un nobile cavaliere del seggio di Portanova nonché ufficiale superiore della marina militare, lo affidò, sin da piccolo, a precettori di rango, tra cui, il pittore Francesco Solimena che gli insegnò i rudimenti della sua arte in cui, negli anni a venire, Alfonso diede prova di abilità.

       All'età di soli dodici anni s'iscrisse all'Università di Napoli e, quattro anni dopo, nel 1713 conseguì il dottorato in diritto civile e canonico (dopo aver sostenuto un esame col grande filosofo e storico Giambattista Vico), cominciando ad esercitare la professione di avvocato già all'età di sedici anni grazie ad una speciale dispensa vicereale.

       Nel 1718 ottenne la nomina a giudice del "Regio Portulano" di Napoli e, dopo pochi anni, era già ambasciatore del viceré cardinale Altan.


       Le sue frequentazioni alla Confraternita dei Dottori presso l'Oratorio dei Filippini con l'assunzione del compito di visitare e di assistere i malati del più grande ospedale di Napoli, chiamato degli Incurabili, furono l'occasione che gli permisero di avviarsi sul cammino verso il seminario.

       Un cammino tuttavia non facile, vista l'opposizione del padre che lo voleva sposo di una lontana parente, ma facilitato dalla delusione professionale patita da Alfonso in seguito alla sconfitta in un processo di Filippo Orsini Gravina, da lui patrocinato, contro Cosimo III Granduca di Toscana.

Fu così che, il 27 agosto 1723, deponendo la sua spada da cavaliere ai piedi della statua della Madonna della Mercede, pronunciò le parole che lo portarono verso il sacerdozio: "Mi impegno a entrare fra i Padri dell'Oratorio".

       Fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1726, all'età di trent'anni e, come risultato di un compromesso con il padre, sempre contrario alla sua scelta, non poté entrare nell'ordine dei Filippini, divenendo sacerdote diocesano con residenza nella casa paterna.

       Non limitando la sua predicazione alle chiese, organizzò delle riunioni serali (le cosiddette "Cappelle serotine"), chiamando a raccolta i fedeli più umili a cui spiegava il Vangelo con modi semplici davanti alla Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi. Le riunioni vennero inizialmente ostacolate dalle autorità civili e religiose ma, grazie alla caparbietà del sacerdote e dei fedeli, furono approvate dal cardinale Francesco Pignatelli.

       Nel 1730, per riprendersi dai postumi di una malattia ai polmoni, fu inviato dai medici sulle alture di Scala e Ravello, nel salernitano, dove iniziò la sua opera di predicazione ai contadini poveri.

       A seguito del terremoto del 1731 che aveva colpito la città di Foggia e che stava provocando l'allontanamento dei fedeli dalla Chiesa si recò, alcuni anni dopo, in Capitanata. Qui, secondo una leggenda devozionale, il 30 novembre 1735 mentre predicava sarebbe stato avvolto da un fascio di luce e sarebbe stato visto levitare da terra davanti a tutta la folla radunata nella Cattedrale della città, dove l'episodio è ricordato nella raffigurazione di una delle vetrate.


       Nel 1732, all'età di 36 anni, lasciò definitivamente Napoli ritirandosi nuovamente a Scala (Salerno), e poi a Villa degli Schiavi[2] (Caserta), dove fondò la Congregazione del Santissimo Redentore, approvata nel 1749 da papa Benedetto XIV.

       La vita della nuova Congregazione fu travagliata a causa dei divieti tipici di un'epoca alquanto ostile agli ordini religiosi, ma il sacerdote, forte della sua esperienza giuridica, escogitando la formula di Congregazione religiosa, pienamente legale nel Regno di Napoli, riuscì a reggere a tutte le pressioni contrarie.

       I Redentoristi, con la loro predicazione improntata alla semplicità apostolica, valicarono con le loro missioni i confini del Regno giungendo sino in Italia centrale ed in Polonia.

       Negli anni successivi alla fondazione della congregazione, Alfonso si dedicò alla stesura di numerose opere ascetiche, dogmatiche, morali ed apologetiche, tra cui la "Theologia moralis" 1753-1755 e La pratica del confessore 1755. Fu anche compositore di molte canzoni in lingua italiana e in Lingua napoletana, tra cui il celebre canto natalizio "Tu scendi dalle stelle", scritto e musicato durante una sua missione a Nola.

 

       Nel 1762 papa Clemente XIII lo volle contro la sua volontà vescovo di una diocesi medio-piccola, Sant'Agata de' Goti.
       Durante la terribile carestia che colpì nel gennaio 1764 il Regno di Napoli, de' Liguori riuscì a limitare le sofferenze della popolazione del suo territorio. Si industriò, assieme ai governatori locali, ai sacerdoti della città e della diocesi, per accendere mutui e calmierare il prezzo del pane arrivato alle stelle, rilanciando l'economia bloccata per quasi due anni. Nel 1775 lasciò la carica vescovile per problemi di salute (soffriva di una forma di artrite che gli incurvò la spina dorsale).

       I suoi agiografi raccontano che in questo periodo, in cui era vescovo di Sant'Agata de' Goti, nel 1774, andò in bilocazione a Roma per assistere papa Clemente XIV che stava morendo e partecipò ai suoi funerali. I suoi confratelli a Sant'Agata de' Goti lo videro, per due giorni consecutivi, fermo su una poltrona, immobile come una statua, a Roma invece lo vedevano intento a confortare il Papa che era in agonia. [3]

       Tra il 1770 ed il 1776 tentò più volte[4] di costruire una missione nel territorio di Martina Franca [5] e scrisse in risposta ad alcune tesi dell'abbate Magli di Martina una piccola operetta: «Dichiarazione del sistema intorno alla regola delle azioni morali» [6]

Si trasferì nella casa dei Redentoristi di Nocera de' Pagani (nella parte che oggi fa parte del comune di Pagani), dove rimase fino alla morte, il 1° agosto 1787.

 

       Fu beatificato nel 1816 e canonizzato nel 1839.

       Papa Pio IX lo proclamò Dottore della Chiesa nel 1871 mentre Pio XII nel 1950 gli conferì il titolo di "celeste Patrono di tutti i confessori e moralisti".

       Essendo stato proclamato Dottore della Chiesa a 84 anni dalla morte, è il più celere Dottore della Chiesa di sempre e l'unico cui il titolo sia stato attribuito a meno di un secolo dalla morte.

       La sua memoria ricorre il 1° agosto.

 

       Sant'Alfonso fu autore di oltre 100 opere scritte. Produsse sia opere "popolari", quindi di spessore facilmente accessibile a tutti, sia opere esegetiche trattanti ad esempio la teologia (in particolare quella morale), l'apologetica, la dogmatica.

       Ecco alcune delle sue opere più celebri:

* Massime eterne, 1728
* Pratica di amar Gesù Cristo, 1768
* Storia delle Eresie, 1768
* Canzoncine spirituali, 1732
* Visite al Ss. Sacramento, 1745
* Theologia moralis (I edizione), 1748
* Glorie di Maria, 1750
* Apparecchio alla morte, 1758
* Del Gran mezzo della preghiera, 1759
* Vera sposa di Gesù Cristo, 1760
* Considerazioni sopra la passione di Gesù Cristo, 1760
* Dell'uso moderato della opinione probabile, 1765

 

       A tutt'oggi si calcola che le opere di Sant'Alfonso siano state tradotte in più di 70 lingue, e che abbiano avuto 21.000 edizioni.